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La qualità dell’aria che respiriamo

Intervista a Marina Camatini, docente di Biologia cellulare all’Università Bicocca di Milano e Presidente del Centro di Ricerca POLARIS

L’inquinamento atmosferico comporta sempre maggiori rischi per la salute umana. A esserne penalizzati sono soprattutto quanti vivono in aree densamente industrializzate come la Pianura Padana, che perdono mediamente proprio a causa dell’inquinamento oltre 8 anni di vita.
Le ricerche condotte da POLARIS, il centro di ricerca dell’Università La Bicocca di Milano, studiano da anni il particolato fine, le cosiddette polveri sottili.
L’aria che respiriamo, nei siti urbani, come ad esempio a Milano, contiene circa 70ug/m3 di PM 10 e 50ug/m3 di PM 2,5. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, bisognerebbe arrivare ad una riduzione di almeno 20 ug/ m3 per entrambe queste frazioni per diminuire i rischi associati alla mortalità.

Le principali fonti di inquinamento dell’aria sono il traffico veicolare ed il riscaldamento domestico. L’esposizione a elevate concentrazioni di particolato scatena processi diversi a seconda della stagione: provoca processi infiammatori per la presenza di tossine batteriche durante l’estate e insorgenza o riacutizzazione di malattie respiratorie e cardiovascolari durante l’inverno.


Intervista a Marina Camatini di Polaris

D’inverno, quando oltre alle emissioni da traffico ci sono quelle dei processi di riscaldamento, le polveri più fini (PM 2,5) aumentano in quanto legate ai processi di combustione e penetrano negli alveoli polmonari, sfuggendo ai processi di difesa. Possono anche oltrepassare gli alveoli ed entrare nella circolazione sanguigna, arrivando a produrre patologie cardiache, alterando i meccanismi cellulari. Questi danni alla salute diventano più evidenti in seguito ad esposizioni prolungate. Durante i mesi estivi il particolato è più grossolano (PM 10) ed è associato a batteri che proliferano con l’inizio della stagione calda. È frequente una riacutizzazione di patologie respiratorie e un aumento di ricoveri per queste patologie è dimostrato.

Inoltre le regioni della pianura padana, oltre alla Lombardia, il Veneto e il Piemonte sono situate in un’area geografica svantaggiata: le montagne che le circondano costituiscono una sorta di barriera alla diffusione degli inquinanti, che permangono confinati in prossimità del suolo e non vengono dispersi negli strati alti dell’atmosfera.

Anche lo stile di vita di ogni cittadino può giocare un ruolo importante sia nel contenimento delle emissioni sia nel ridurre gli effetti a livello personale. Gli accorgimenti sono innumerevoli: da una riduzione nell’uso dell’auto (che è fondamentale), all’attenzione nello scegliere percorsi meno trafficati, all’evitare aree esterne dedicate ai fumatori, a tutelare bambini e anziani evitando per loro uscite nelle ore più trafficate.

  • Ascolta l’intervista a Marina Camatini, docente di Biologia cellulare all’Università Bicocca di Milano e Presidente del Centro di Ricerca POLARIS

Per informazioni:
http://www.polaris.unimib.it/

16 aprile 2015

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